martedì 29 dicembre 2009

Attività 2009 - 2010


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Il tema che proponiamo quest’anno a Padova, Il disagio dell’inciviltà, gioca sul famoso titolo dello scritto freudiana del 1929 Il disagio della civiltà. Esso alludeva ai costi della civiltà dovuti al rispetto dei limiti che la garantivano e tracciava il compito della psicoanalisi nel mettere in gioco il civile compromettendone l'aspetto rigido. Oggi il comando sociale non punta più ad affermarsi attraverso l'istituzione di limiti che regolino la spinta pulsionale, ma consente, attraverso il mercato, dosi di soddisfazione immediata e senza rinvio che esonerano dalla fatica della costruzione soggettiva. Allo stesso tempo viene rinviata la propria vita (l’attesa infinita di un lavoro, di un ruolo pubblico, di un figlio). Per questo la psicoanalisi attuale si confronta con Il disagio dell’inciviltà e con La forza destrutturante del godimento continuo.









sabato 26 dicembre 2009

Gli uomini e la ragione dopo Freud



Il lettore dei Seminari e degli Scritti lacaniani sarà stato sorpreso, come è accaduto agli autori di questo libro, per la presenza di immagini animali nelle volute dell’argomentazione. La funambolica abilità del conduttore dei giochi accoglie di buon grado questi ospiti apparentemente non indispensabili. Le ragioni possono sembrare oscure, ma subito svelano la loro necessità. “L’arca” evidenzia l’attenzione dello psicoanalista per il “soggetto” contro qualsiasi riduzione oggettivistica. I suoi abitanti vengono sottratti al laboratorio dove le scienze sperimentali vorrebbero usarli per giungere a una più schematica spiegazione dell’uomo. D’altra parte gli animali partecipano della grande tradizione simbolica che li vuole guardiani, custodi o indicatori di decisivi confini. Mostrano come un sapere, che davvero voglia rivolgersi al “soggetto”, non possa stare nei limiti di una concezione troppo “umanistica” dell’uomo.

Agenda GENNAIO 2010

domenica 24 gennaio 2010, ore 10:00-12:30

Un mondo troppo stretto:
note sull’iperattività infantile

UBERTO ZUCCARDI MERLI
Mebro della SLP e direttore scientifico del Centro Gian Burrasca di Milano


Luogo

Gabinetto di Lettura,
Piazza Insurrezione 4, Padova (centro)


Informazioni e iscrizioni
dott.ssa Erminia Macola
via Dignano, 4 - 35135 Padova
Tel. 3391956869
email: erminia.macola@alice.it

Singolo incontro: € 10,00

Abstract
L’intervento offrirà alcuni spunti teorici e clinici volti a collocare il fenomeno del corpo iperattivo in una prospettiva psicoanalitica. Una riflessione sull’infanzia attuale e sulle istituzioni che se ne occupano – famiglia, scuola, mondo scientifico – avvierà l’esposizione.
Farà seguito la presentazione di alcuni quadri clinici di bambini iperattivi trattati da un’equipe orientata analiticamente. La genesi dell’iperattività verrà in questo modo analizzata caso per caso.

venerdì 25 dicembre 2009

Agenda FEBBRAIO 2010


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Diamo qui di seguito le sintesi dei singoli interventi

1. Confidenza e insofferenza femminile per il sembiante

Chiara Zamboni
, insegna filosofia del linguaggio all'università di Verona. Cofondatrice di Diotima.
Godere della presenza. In Ancora, J. Lacan attribuisce alle donne un godimento asimmetrico rispetto a quello maschile. Senza misura comune. Come le donne hanno saputo giocare tale godimento nel loro abitare il mondo? Penso ad esperienze quali quelle di Simone Weil, Etty Hillesum e Virginia Woolf. Penso anche ad un modo specifico di agire politicamente delle donne nel femminismo, ancorate al godimento della presenza nel loro intessere azione e discorso. In che senso oggi può essere una risorsa?

Erminia Macola, psicoanalista, membro SLP, Padova.
Le amiche della lettera, studia lo “speciale realismo delle donne” che si manifesta anche nella loro propensione a “prendere il discorso alla lettera”, illudendosi di essere in questo modo più vicine alla cosa stessa che non vogliono si emancipi dall’immediato. Sono fedeli alla lettera perché diffidano dell’ambiguità del linguaggio che dice anche ciò che non è. La loro parola rivela, così, una singolare vicinanza all’essere, che la lingua francese potrebbe assai bene condensare nell’assonanza tra “l’être” e “lettre”. Una nuova prospettiva sulla letteratura si apre a partire dalla considerazione della frontiera tra simbolico e resto che lo corrode, come Lacan mette in evidenza nel suo testo Lituraterre, in cui il termine litura svela la matrice di scarto della lettera, ma custodisce anche l’evocazione del litus che orla la terra e ne costituisce il limite affidato alla trasformazione lentissima prodotta dal mare.

Annarosa Buttarelli, insegna Filosofia all’università di Verona. Comunità Diotima.
Una fanciulla intatta e passiva. Maria Zambrano legge i sogni di Lucrecia de Leòn, vissuta nella seconda metà del 1500 in Spagna e bruciata dall'Inquisizione proprio perché, attraverso di essi lottava politicamente contro la tirannia di Filippo II. Leggendo i sogni di Lucrecia, la filosofa avanza nella sua proposta ontologica e antropologica verso un sapere dell'anima, ma va oltre quando fa della disposizione femminile alla passività e alla verginità dell'anima una cifra imprescindibile di ogni cammino di trasformazione.

Giuliana Grando, psicoanalista, membro SLP, Venezia.
Anne Lyse Stern. Il sapere deportato. A partire dalla lettura di un testo di Anne-Lyse Stern sulla deportazione, apre interrogativi sull’effetto di eventi di tale portata traumatica sulla lingua e sul suo carattere unificante. Eventi che colpiscono la radice stessa della soggettività, frammentando la lingua materna fino a svuotarla del godimento che ne costituisce “la carne”. Lo stato di deprivazione che si viene così a creare scarnifica la lingua fino al silenzio sul trauma stesso, e mortifica radicalmente la spinta a dire, a essere nella parola, spinta costitutiva dell’inconscio stesso. Uno dei molteplici esempi che si possono trarre dalla clinica è l’anoressia vera, ma non solo. Tale prospettiva di riflessione porta inoltre a nuove considerazioni sui traumi da violenza sulle donne.

Monica Farnetti, insegna Letteratura italiana all’Università di Sassari.
“Il sembiante vostro vero”. Nella lingua della poesia “sembiante” è una parola-chiave, che in Petrarca e in quasi tutta la tradizione che ne discende (vale a dire nella vulgata) significa “immagine”, “apparenza”, “aspetto esteriore”, “ciò che si mostra”, “forma visibile”, “segno di fuori”. Se “sembiante” sta per “immagine” e simili, in Gaspara Stampa come in molte delle sue contemporanee si tratta di un’immagine sui generis, completamente risignificata e da intendersi come animata, tattile, desiderosa, “aperta” direbbe qualcuno, tesa alla presenza più che alla rappresentazione, pronta a ospitare ciò/colui di cui è immagine e a non separarsene, incline ad incarnarlo assai più che a rappresentarlo. Il “sembiante” è dunque questione di corpo, è sinonimo di persona, occupa lo stesso posto dell’amato; non ha a che fare con il sembrare ma con l’essere (il “sembiante vostro vero”), che attiva le emozioni (“quel divin sembiante / ch’ardir e tèma insieme dar mi suole”) e che fa “compagnia”.

2. Godere della presenza

Paola Francesconi, psicoanalista, membro SLP, Bologna.
La mascherata femminile: una domanda d’essere. La mascherata femminile rivela un rapporto particolare con il desiderio dell’Altro, che è al cuore della femminilità, al punto da avere indotto alcuni psiconalisti post-freudiani, come Joan Rivière, ad affermare che la femminilità stessa è una mascherata. Freud aveva colto nel pudore femminile una strategia seduttiva. Paradossalmente, quello che nella donna si presentava come un deficit, una mancanza, si trasformava in un piu' di erotismo. L’evocazione di qualcosa che sta dietro il velo
lo fa esistere come un valore aggiunto, mentre la caduta del velo metterebbe a nudo la mancanza tout court. Lacan fa un passo in più, quando avanza che la maschera della femminilità è il veicolo della domanda femminile di essere il fallo, di essere per l’Altro il significante del suo desiderio. Cogliamo qui il nesso tra mascherata e domanda d’amore, che spiega le manovre di seduzione non nel registro della domanda di avere, ma in quello dell’essere.

Wanda Tommasi, insegna filosofia all’università di Verona. Comunità Diotima.
Vesti del femminile e spoliazione. Si farà riferimento ad alcuni testi narrativi di M. Duras (Il viceconsole, L'amante) e di I. Bachmann (Malina, tre sentieri per il lago, Il caso Franza), mostrando come l'assunzione di una femminilità convenzionale, che si esprime anche in una certa rappresentazione di sé di fronte agli altri, con vestiti e atteggiamenti tipicamente femminili, ceda talvolta il posto, in queste autrici, a una spoliazione che lascia la donna ai margini dell'umano. Ho in mente soprattutto, a tale proposito, la figura della donna pazza in Bachmann (Il caso Franza) e quella della mendicante in Duras (Il viceconsole), emblemi di un femminile non vestito, né agghindato, ma esibito come resto abietto.

Giovanna di Giovanni, psicoanalista, membro SLP, Milano.
Una donna, una madre, tra sembiante e reale, tratterà le molteplici declinazioni contemporanee e gli interrogativi alla cosiddetta scienza del riduzionismo genetico, riguardante il nesso donna/madre che tocca la frontiera tra sembiante e reale. Disamalgamare donna e madre sì, ma con qualche precauzione, dal momento che l’inquietante e oscuro godimento del corpo può virare all’orrore, esattamente nell’una come nell’altra. Non va dimenticato il contributo di Lacan nel Seminario XX, là dove dice che gli unici attributi della donna sono quelli materni.

Alide Tassinari, psicoanalista, membro SLP, Cesena.
L’amore per una donna, affronterà il tema cruciale del sembiante e della sua intima implicazione con il godimento femminile, esplorando le possibilità di fare di questo godimento una via privilegiata di accesso all’amore. Quanto del godimento della sembianza, con il suo versante tragicomico nella commedia del rapporto tra i sessi, può cedere all’amore? E che tipo di amore? Come il pensiero della differenza ha articolato questo punto? E come lo articola la psicoanalisi?

Rita Caccamo, insegna sociologia alla Sapienza di Roma.
La moda tra identità e seduzione. Affronterà il tema dell’abbigliarsi, in rapporto all’immaginazione, alla valorizzazione del sé, alla seduzione. Il corpo e la personalità del soggetto della moda – uomo o donna – si collocano al centro di un’ ambivalenza fondamentale: essere simili (omologazione) e diversi dagli altri (differenziazione) al tempo stesso. Declinato al femminile, tale soggetto si trova a negoziare, con sé e con l’Altro, appartenenze e singolarità. Rivendica la sua unità, ma si presta al frammento, alla sua riduzione in "pezzi". Da elemento identitario, seconda pelle, il capo d’abbigliamento – abito, accessorio, ornamento – può farsi feticcio, dotato di esistenza propria, strumento inorganico di un eros negato nelle sue forme di reciprocità, nell’incontro fra i sessi.